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Vitamina C: tutto quello che c’è da sapere e come usarla nello skincare

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È la Vitamina C l’attivo beauty più cercato sul web: solo nel 2020 sono state oltre un milione e duecentomila le ricerche a tema su Google, per lo più riconducibili a un’unica domanda: «Qual è l’effetto della Vitamina C sulla pelle?». Un piccolo boom che non sorprende affatto, considerando che si tratta di un vero e proprio ingrediente star, sempre più gettonato soprattutto per la cura del viso.

La Vitamina C difende da cronoaging e photoaging

«La Vitamina C, o Acido ascorbico, svolge molte funzioni utili per rallentare i processi legati all’invecchiamento» spiega la dottoressa Gloriana Assalti, Farmacista Cosmetologa al Fatebenefratelli di Roma. «È un attivo fondamentale sia contro il cronoaging che contro il photoaging: nel primo caso previene l’invecchiamento bloccando gli enzimi che distruggono il collagene, nel secondo aiuta a riparare il tessuto già danneggiato da un’errata esposizione al sole, perché stimola l’attività dei fibroblasti intervenendo nella sintesi del collagene».

Agisce, insomma, anche a danno già avvenuto, grazie alla sua natura antiossidante. «Avendo proprietà anti infiammatorie, inoltre, la Vitamina C è ideale in caso di pelli opache e spente, ma può essere utilizzata anche da chi soffre di acne, una vera alleata per la bellezza», prosegue l’esperta.

Vitamina C e altri acidi: cosa c’è da sapere

A differenza di altri attivi, come ad esempio alcuni acidi sempre molto più utilizzati in bellezza, dal Salicilico al Retinoico, la Vitamina C non è fotosensibilizzante, e può essere utilizzata in qualunque periodo dell’anno e della giornata: «È opportuno però differenziare l’utilizzo, perché la Vitamina C è molto sensibile alle differenze di pH, quindi se abbinata a un acido che necessita di un pH particolare rischia di non agire nel modo giusto».

Meglio utilizzare gli acidi la sera, preferibilmente durante il periodo invernale, e sfruttare i benefici della Vitamina C al mattino.

Con Acido ialuronico e Vitamina E

La composizione ideale? «In abbinamento con la Vitamina E, idratante e perfetta per migliorare il microcircolo, e con l’acido ialuronico, che quando ha un basso peso molecolare attiva il rassodamento e stimola i fibroblasti a produrre elastina e collagene: così si ottiene il massimo della qualità», suggerisce la specialista. Non a caso questi tre attivi sono spesso combinati, sia in sieri che creme per il viso.

Percentuale di Vitamina C e formulazioni

La Vitamina C, soggetta a un deterioramento rapido, esiste in diverse formulazioni, a cui corrispondono anche i livelli di concentrazione: «Se si presenta nella sua forma pura, ossia come acido ascorbico, è sempre idrosolubile e va “attivata” al momento dell’utilizzo. Solitamente la si trova in pratiche ampolline che ne preservano la stabilità, e si tratta sempre di soluzioni concentrate o di booster con il 20% di Vitamina C che devono essere usate in fretta, cinque giorni o una settimana», precisa la dottoressa Assalti.

Diverso il caso delle classiche creme in vasetto: «La Vitamina C contenuta nelle creme è circa il 5%. Per evitare che si ossidi e che quindi perda efficacia, in queste formule subisce una trasformazione, da idrosolubile a liposolubile, è più duratura, anche se meno concentrata».

Occhio alla data di apertura del vasetto

Ciò non significa, ovviamente, che una crema duri per sempre. Come per tutti i cosmetici e i farmaci vale il Pao, e mai la data di scadenza, a maggior ragione quando si parla di un attivo soggetto a rapido deterioramento come la Vitamina C, che alla lunga diventa inefficace. «Quando l’ossigeno entra a contatto con la crema, aperta anche solo per sentirne il profumo, inizia la cascata radicalica e i principi attivi perdono la loro efficacia», ricorda l’esperta.

Per questo le creme con Vitamina C, di solito, hanno tubi particolari o ampolle scure che la proteggono all’origine, e pazienza se poi si ha l’abitudine di conservarle in bagno (è il luogo meno indicato perché il più umido della casa) ciò che conta è chiudere bene i vasetti.

Sintetica o naturale?

La Vitamina C può essere sia sintetica che naturale, ma non c’è nessun tipo di differenza a livello di resa. Ciò che conta davvero è che gli attivi vengano purificati. Meglio di gran lunga utilizzare ingredienti creati in laboratorio, ma controllati, che mettere sul viso qualcosa reputato “naturale” ma potenzialmente fuori controllo; il fai da te, quando si parla di bellezza è sempre meno gettonato.

I nuovi “produttori” di Vitamina C

Ma da dove arriva la Vitamina C utilizzata per creme e booster? Una volta era immediato collegarla agli agrumi, oggi sebbene rimangano dei superfood indiscussi e sempre molto gettonati per fornire questa indispensabile materia prima, la cosmetica ha scoperto il fascino di prodigiosi superfood, con concentrazioni elevatissime.

Dalla lakka finlandese, o clouberry, piccola come una mora ma con il doppio di Vitamina C di un’arancia, al noni, conosciuto anche come gelso indiano, ingrediente star dell’omonimo siero di Miranda Kerr. E poi ci sono il kakadu plum, piccolo frutto tipico dell’Australia, e lo yuzu, un tipo di cedro originario dell’Asia utilizzato anche in profumeria. Da superfood a “fornitori” di materia prima il passo è breve. E la pelle torna a splendere.

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