Il beauty look più eccentrico del MET Gala 2107 è stato senza dubbio quello di Cara Delevingne: testa rasata e dipinta d’argento, in pendant con il tailleur scintillante Chanel Couture, l’ex top model si è trasformata in una “fashion cyborg” per una sera. La vernice silver, in realtà, ha trasformato in accessorio glamour il drastico cambio look che la ex top model ha appena affrontato per esigenze di copione: Cara Delevingne è impegnata sul set del suo prossimo film, Life in a Year, in cui la ex top model interpreta una giovane donna sottoposta a trattamento per il cancro. Il taglio non è stato netto: per qualche settimana si è regalata un taglio corto biondo ghiaccio, poi ha virato al rosa pastello e infine, la rasatura netta. La top non ha rilasciato commenti ufficiali, solo un post Instagram in cui si intravede parte della tempia rasata: “About last night…”, la caption. Sicuramente una dimostrazione di quanto, abbandonate le passerelle, ora la it girl inglese stia investendo – corpo e spirito – nella carriera cinematografica. Per lei si tratta della secondo ruolo importante al cinema dopo il ruolo da cattiva “Incantatrice” in Suicide Squad, uscito nell’estate 2016.
“Non è stato un grande sacrificio, anzi: a me l’idea è piaciuta più che ai miei colleghi maschi”. Charlize Theron aveva commentato a iodonna la rasatura a dir poco radicale a cui si è sottoposta per Mad Max: Fury Road, presentato fuori concorso al Festival di Cannes 2015. Il taglio risale al 2013 e nel frattempo il tutto è ricresciuto, ma, vederla sul grande schermo ha fatto un certo effetto.
“Orribile, è stato un trauma”: la reazione opposta di Anne Hathaway invece, sforbiciata (tanto) e volutamente (male) per il ruolo di Fantine in Les Miserables nel 2012, è una sorta di clichè da incubo al femminile. Senza scomodare Freud, non è difficile dedurre il perché. Se l’undercut dei saloni all’ultimo grido è considerabile “cool”, c’è una sottile differenza – e lunghezza – con un altro tipo di corto, il corto drastico, quello spietato e mascolino, che invece, desta sempre un certo stupore.
PSICO STORIA DEL CORTO A ZERO
Un salto indietro, nel 1400. Rasate erano le “streghe”, in segno di punizione prima del rogo (perché, nei capelli lunghi, c’era il male). La rasatura era usanza delle monache, prima di entrare in convento e delle bambine delle classi più povere, costrette a vendere i capelli per soldi. Poi, il ‘900. Il corto rasato diventa simbolo di tortura, dolore, sopruso, disperazione. Il passaggio al significato “look da tipa tosta” scatta solo dagli anni ’70 in poi, con il capitolo rivoluzione sessuale, che abbatte i tabù anche in fatto di look.
E oggi? Appena si taglia, specie se cortissimo, scatta la domanda. “È successo qualcosa?”. Fine di un amore, di un lavoro. Un brutto momento superato. È dai tempi di Sansone, infatti, che tagliare i capelli significa staccarsi da qualcosa di sè, perdere addirittura un pezzo di anima. Sognare di radersi, per la Smorfia, rappresenterebbe la paura di una perdita dolorosa. Il capello lungo, insomma, resta e resterà per sempre il “filo dell’anima”, la proiezione per eccellenza della femminilità dichiarata.
A ben guardare, però, nei rituali d’iniziazione lunghi secoli rasare i capelli accomuna tribù e culture. In un gesto – positivo – che simbolizza il ricominciare da tabula rasa, il ritorno alla nascita, alla purezza e il superamento del vissuto contingente. Bando alle angosce, quindi.
PERCHE’ IL RASATO NON DEVE FARE PAURA
1) Corto uguale maschio. Falso. Radersi riporta un po’ alla condizione infantile, quando, proprio per la mancanza di capelli, gli status maschio-femmina non sono ben differenziati. Il che non significa eliminare la femminilità. Rasarsi vuol dire metterci la faccia. Nel vero senso della parola. Una chioma “annullata” mette in risalto gli occhi, le labbra, la forma del viso, il sorriso. Una sorta di zoom su tutto ciò che è femminile in un viso. E non si escludono scoperte.
2) Corto uguale zero sex appeal. Falso. Una testa rasata fa di una donna una creatura rara ed esotica che spicca dalla massa, sostiene Catalogue Magazine. Lo conferma anche lo psicologo Luca Roussau: «Oggi il corto drastico è un simbolo di forza femminile, e non solo. Una donna che rasa a zero – usanza solita del maschio – cambia le carte in tavola nei canoni di distinzione e identità di genere. Lo scombussolamento incoscio è tale da poter avere un fortissimo richiamo sensuale». D’altronde, fino a metà 900, amputare la femminilità delle lunghezze era una perversione così voga da definire una categoria di maniaci d’antan, i “tagliatori di trecce”…
3) Corto sì, ma solo sulle bellissime. Falso. “Non me lo posso permettere” è la prima risposta di 9 donne su 10 davanti alla proposta rasoio. In realtà, il corto è universale. Non servono lineamenti alla Demi Moore. La vera “conditio sine qua non” del rasato è la giusta predisposizione d’animo. Anche perché, fa e farà sempre parlare. Nella gallery, le più celebri rasature a zero dello star system, da Cara Delevingne fino al soldato Ryan / Demi Moore nel 1997.
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