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“Rescue” beauty: Lo skincare salva viso per resistere fino alle ferie

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Qual’è la prima cosa che pensi quando ti guardi allo specchio?  La risposta del recentissimo studio condotto dallo psicologo J.J Robertson è stata pubblicata da poche ore su Psychcentral.com, il più grande portale di psicologia indipendente di Internet premiato dal New York Times come leader in America.

500 donne americane, sposate o conviventi, dai 18 ai 44 anni hanno dato una rsposta unanime, al 60%: ” Mi vedo stanca”. Un buon 24 % ha risposto “Ho dei brutti capelli”. E un 4% addirittura “La prego, sono già troppo depressa oggi per guardarmi”.

Questa carrellata (infelice) di risposte ha un nome scientifico. Chronic fatigue syndrome (CFS), Sindrome da fatica cronica, che in America fa circa 1 milione di “vittime” e in Europa una media di 250.000 persone (per lo più donne) a Paese, riporta il Guardian. Il nocciolo del problema? Che non si tratta di una semplice fatica fisica, ma un disagio strutturale che a ben oltre la propria visione allo specchio.

AGENDA STRAPIENA = VITA COOL

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Bionic woman“, titolano i web magazine inglesi, che tra analisi sociologiche e pareri medici, hanno recentemente tracciato il nuovo profilo della donna tipo del 2016. Bionica, appunto. Mangia pochissimo, si sveglia all’alba, è sempre connessa, social e mail alla mano (leggi anche: Le creme-barriera per proteggere la pelle dalle onde elettromagnetiche), in forma, in orario. Mamma modello, lavoratrice instancabile, coniuga vita privata e lavorativa con l’efficienza di un robot. Stress? Ma và. Pilates, yoga, running (mattutini all’alba o in pausa pranzo) accumulano la dose di endorfine sufficienti per scampare il pericolo “burnout” quotidiano. Poi, la vita sociale, serale, e i propri interessi (vedi lettura, cinema, marito o fidanzato) la notte. Vietato, come legge morale, perdere un colpo.

Non fu un caso che già nel 2002, quando Allison Pearson scrisse il romanzo “I Don’t Know How She Does It” (diventato poi film con Sarah Jessica Parker nel 2011), fu subito best seller in tutto il mondo. Passati 15 anni, e il tema non smette di essere caldo, anzi. Ci sono alcuni esperti che sostengono che questa “robottizzazione”femminile sia possibile grazie (addirittura) ad una sorta di rafforzamento a livello del DNA del cromosoma Y, più “forte” e strutturato rispetto alle nostre antenate, in grado di dar vita a organismi femminili biologicamente più resistenti, meno sensibili al dolore.

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Victoria Beckham e la sua maschera preferita, Estée Lauder Power Foil mask (che cancella una settimana di stress in mezzora di posa)

Il concetto non emerge così crudo, certo, ma anche tra i mentalist più “in” d’America vige il precetto che, se si vuole veramente avere successo, si può trovare qualcosa di più produttivo da fare perfino di notte, invece che dormire. 4 ore la media delle newyorkesi, che si vantano di questo tempo record di riposo come un vero super potere.

Peccato che, dormire meno delle 7 ore auspicate equivalge a presentarsi a lavoro, la mattina dopo, esattamente nelle stesse capacità mentali che si avrebbero dopo due shot di vodka, cioè un livello 0.1 di test alcolemico (sufficiente per non poter guidare), riporta una recentissima ricerca diffusa dal Guardian.

La chiave su google “Adrenal fatigue“, rende, in sintesi, forse meglio l’idea: la quotidianità femminile fa rima con quella sensazione di tensione adrenanilica, di cuore a mille per le centinaia di cose da fare, di divieto di perdersi qualcosa, e di ” non importa, mi riposerò più avanti”. Il naturopata Martin Budd, autore di “Why Am I So Exhausted?,” riassume così la questione: “Mentre un po ‘di stress aiuta a tenerci performanti, lo stress continuato può esaurire il corpo, oltre ad essere emotivamente drenante “.

ALLO SPECCHIO

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Karolina Kurkova, Instagram

Lo specchio, quindi, non può che riportare il verdetto: rughe e segni sottili, pelli miste, fragili o secche (leggi: SOS acqua, le cerme idratanti di primavera), borse, occhiaie, piccoli cedimenti (Leggi anche: rughe e doppio mento, colpa anche di smartphone e pc), tratti tirati, rossori, imperfezioni, rush cutanei. Solo la punta di un iceberg che parte dal disequilibrio dell’organismo e comprende mal di testa, umore ballerino, senso di sovraccarico costante, frustrazione per l’impossibilità di dedicarsi del “quality time”.

Non è detto che la bellezza salverà il mondo, ma di sicuro, il nostro volto, in attesa della meritata “decompression” estiva. La mission: resistere fino ad agosto. Le modalità cosmetiche sono intressanti e smart, se non a volte, anche divertenti. Riduttivo parlare di “urban cosmesi”, quella grande famiglia di prodotti di bellezza specifici per chi vive in città, che si preoccupano di fare da barriere anti smog, scudi solari (leggi anche: filtri solari, ecco perché servono anche in città) e anti-radicali il più possibile multifunzionali. In questo caso parliamo di veri e propri “rescue products“, piccoli grandi miracoli cosmetici che perfino Wonderwoman vorrebbe in borsa. Per “sedare” tutto il resto, basta prenotare il volo.

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