Non è semplice questione di gola. Anzi, c’è molto di più dietro al perché, tra mille prodotti beauty, siamo attratte da quello più profumato, più goloso, più “gourmand”. E in periodi “down”, ancora di più.
Beauty gorumand, per “tirarsi su”
Mai sentito parlare di psicoreologia (dal greco reo, scorrere)? È il metodo di valutazione scientifico del livello di gradimento dei cosmetici durante il loro utilizzo. Una misura piuttosto obiettiva, quindi, che indica al di là di ogni personale gusto o preferenza, quanto la texture, il profumo e l’aspetto di una crema, uno shampoo, un profumo abbiano un impatto su di noi.
Ne va matto il marketing cosmetico – ovviamente – da qualche anno: per il preuspposto che pelle e cervello nascono dallo stesso “materiale” embrionale e quindi restano connessi per tutta la vita, è chiaro che tutto ciò che viene spalmato, spruzzato e vaporizzato sul corpo non può che avere un effetto diretto su umore, pensieri, emozioni.
Cosa si è scoperto? «Che più sensi vengono attivati contemporaneamente dai cosmetici, più gli emisferi del cervello “si connettono” stimolando i neutrotrasmettitori di buonumore e rilassatezza. Lo si è visto e verificato con strumenti con la PET e la risonanza magnetica», spiega il cosmetologo Umberto Borellini.
Cosa meglio di golosità varie – appunto, ingredienti “polisensoriali” – catturano all’istante olfatto, vista, gusto? Il profumo è cruciale: «È il senso più selvaggio e istintivo». Ecco spiegato il boom di formule cosmetiche che sembrano di pasticceria: abbiamo bisogno di massima gratificazione (emozionale) cosmetica. E, in un periodo come questo, vale ogni ricetta…
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