Bella, fragile, icona di un’epoca, tanto da essere incoronata da People “Donna più sexy del Ventesimo secolo“: in una parola, Marilyn Monroe. La diva che ha fatto girare la testa a più di una generazione avrebbe compiuto 94 anni il 1 giugno, ma la vita (o il destino) non le ha concesso il dono di invecchiare, intrappolandola per sempre nella bellezza prorompente dei suoi 36 anni. E trasformandola, di fatto, a mito per sempre, come accade per tutte le star che scompaiono all’apice del successo.
Una bellezza costruita per stupire
«Ho sognato la bellezza per lo più a occhi aperti. Ho sognato di diventare tanto bella da far voltare le persone che mi vedevano passare», una delle sue frasi più celebri. Ci era riuscita, Marilyn, trasformandosi nella donna che tutti desideravano, relegando Norma Jeane (il suo vero nome, la sua se stessa più autentica) in una nicchia aperta a pochi.

Marilyn prima di Marilyn, con il suo castano chiaro naturale tendente al rosso (Photo by Sunset Boulevard/Corbis via Getty Images)
Quel biondo studiasissimo
Curve mozzafiato concentrate in un metro e 66 centimetri di altezza, perfetta pin-up del suo tempo, labbra sempre rosse, capelli biondi ottenuti, pare, dopo infinite colorazioni che la portarono a raggiungere la giusta sfumatura e a liberarsi del castano ramato con cui era nata e cresciuta. Dietro, un’intuizione di Emmelline Snively, direttrice della Blue Book Modeling Agency. Fu lei a inventare quel colore insolito, sfacciato e intrigante, che ancora oggi tutti chiamano “biondo Marilyn”.
Il culto della pelle perfetta
Della pelle perfetta di Marilyn si è tornato a parlare recentemente per via dell’inaugurazione del Make-Up Museum di New York, dove sono esposte anche le indicazioni beauty che Erno Laszlo, dermatologo, fondatore dell’omonimo brand e guru di tante dive, le consigliava. Dalla detersione del mattino, a base di acqua e sapone, a un toner neutro, fino al contorno occhi.
Rigorosa, ovviamente, anche la routine serale, mai andare a dormire senza struccarsi, un mantra ancora oggi per tutte le donne. Marilyn Monroe utilizzava prodotti a base di Phelityl, un complesso idratante ideato dallo stesso Laszlo che aveva, e ha, un Ph molto simile a quello naturale della pelle.
Marilyn, maestra di contouring
Anche il trucco, ovviamente, era studiato alla perfezione. Così racconta Antonio Ciaramella, autore di Make-up, 100 anni allo specchio (Edizioni Efesto, 2015). «Prima di un ciak o di uno shooting fotografico, Marilyn si sottoponeva a diverse ore di trucco e il suo volto scolpito da luci e ombre con effetti di illusioni ottiche che anche oggi ci appare magico. Ma il trucco c’era eccome: innanzitutto la vasellina, all’epoca una sorta di primer. Era uno dei fondamenti della old school di Hollywood quando la vasellina serviva a far rimanere elastico il cerone, a non farlo sgretolare e veniva spalmata sopra l’idratante».
La base, ovviamente, doveva essere chiara, in sintonia con il tono della pelle dell’attrice, che aveva un incarnato diafano. Successivamente veniva applicato un correttore (nel 1954 Max Factor produceva Erace, il primo correttore da applicare nella zona sotto oculare, ndr). «Marilyn era molto cosciente delle caratteristiche del suo volto e utilizzava un fondotinta più scuro per ombreggiare e snellire il viso, illuminando la parte centrale e scurendo i lati del naso che lei stessa definiva troppo “a patatina”», ricorda Ciaramella.
Occhi grandi, effetto “infinito”
Tra i punti strategici di Marilyn c’erano, ovviamente, anche le sopracciglia, un vero e proprio cult per le donne del suo tempo. L’attrice le portava ad ali di gabbiano, un trucco per dare verticalità al viso. Su tutto l’occhio, veniva applicato un bianco avorio, per dar vita a un’ombreggiatura sfumata verso l’esterno, mentre sulla palpebra mobile il segreto era il talco, per rendere la zona luminosa e iridescente.
Per ingrandire l’occhio, un classico, la matita bianca, e poi una bordatura realizzata con una matita marrone appuntita o con eyeliner. Il tratto finale, sempre in linea con la palpebra, veniva tirato in alto, per uno sguardo «infinito», come diceva la Monroe. Immancabili, ovviamente, il mascara e le ciglia finte, che rendevano gli occhi dell’attrice ancora più intensi.
Il segreto della bocca che tutti avrebbero voluto baciare
Le labbra di Marilyn, carnose e sensuali, erano truccate con un serie di rossi dal sottotono blu, applicati per compensare le riprese cinematografiche in technicolor che avrebbero conferito un tono aranciato al viso. Il colore blu, come è noto, aiuta anche a sbiancare i denti, e ancora oggi questo sottotono è perfetto per illuminare sorrisi non proprio splendenti.
L’artefice di tale prodigio era Allan Snyder, in arte Whitey, che aveva truccato l’attrice fin dagli esordi. Fu sempre al suo fianco, nella vita come sul set. A lui si deve il make-up dei film più famosi di Marilyn, da Niagara a Gli Uomini preferiscono le bionde, fino a Something’s Got to Give, l’ultimo lavoro dell’attrice, rimasto incompiuto, ma consegnato alla storia per le celebri sequenze in cui nuota nella piscina. Lei si fidava solo di Whitey, tanto da dirgli: «Promettimi che al mio funerale mi truccherai».
L’aneddoto
Whitey promise, senza immaginare che avrebbe dovuto farlo davvero. E fu di parola. Si occupò del make up, mentre la moglie Marjorie Plecher, costumista, pensò all’abito, un Emilio Pucci indossato da Marilyn in Messico in quello stesso 1962. La parrucchiera Agnes Flanagan si occupò dei capelli, mettendole la parrucca che era stata usata sul set de Gli Spostati, film del 1961 scritto e sceneggiato da Arthur Miller, a quei tempi marito di Marilyn.
Molti interrogativi restano ancora su quel 4 agosto 1962, ma la sua misteriosa socmparsa non ha fatto altro che consacrarla a icona indiscussa, simbolo, nel bene e nel male, di un’epoca intera.
L'articolo Marilyn Monroe, i segreti di bellezza della diva delle dive sembra essere il primo su iO Donna.